Quando lo squadrismo è istituzionale e mainstream….

Posted on 5 febbraio 2018

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“E’ stato però affermato trattarsi in ogni caso di frange estreme che non avrebbero alcuna prospettia di conquista del potere: la storia, si sostiene, non si ripete. Tuttavia, nella storia del movimento nazional-patriottico a contare non furono mai le effettive dimensioni dei gruppi portatori dell’ideologia, ma piuttosto le istituzioni che se ne lasciarono infettare e lo stato d’animo che essi seppero diffondere e mantenere in vita, in attesa che i tempi fossero maturi: cosa questa che va tenuta presente, per quanto sopito l’incendio possa apparire in un determinato momento. Possiamo solo sperare, non prevedere con certezza, che in nessuna parte del mondo l’ideologia nazional-patriottica serva più da soluzione a una crisi del pensiero e della politica; che questo sia accaduto in Germania, è stato un evento catastrofico sia per i tedeschi che per i non tedeschi.”
Le origini culturali del Terzo Reich, George L. Mosse

 

Napoli, marzo 2017.

Dopo aver insultato per anni napoletani e meridionali Matteo Salvini annuncia un comizio alla sala congressi della Mostra d’Oltremare. La mossa rientra nella nuovo corso lepenista della Lega, non più solo il Nord ma un mix di “sovranismo” all’italiana e di fascismo qua e là. Nonostante una presenza quasi quotidiana su tutte le emittenti televisive nazionali (che da allora diventeranno, per quanto possibile, ancora più pressanti, assieme allo sdoganamento dei compari di Casapound e Forza Nuova) occorre girare la penisola in una campagna elettorale permanente fatta sostanzialmente di provocazioni e di apparizioni in favore di telecamera. A Napoli però qualcuno che ricorda ancora l’immediato passato c’è ancora e, come già accaduto in altri luoghi, la presenza del provocatore leghista non è affatto gradita. La sala congressi della Mostra d’Oltremare viene occupata il giorno precedente dalla rete antirazzista napoletana proprio per impedire a Salvini di tenere il suo show. È già accaduto che per motivi di ordine pubblico non si autorizzassero le provocazioni del personaggio (a Bologna ad esempio quando saltò un suo comizio in piazza Verdi) e anche a Napoli la prefettura sembra indirizzata a non concedergli la piazza. Sembra fatta finché non interviene il neo Ministro degli Interni Marco Minniti che, con un colpo di mano, obbliga la prefettura a rivedere la decisione. «Ho dato precise disposizioni al prefetto di Napoli perché sia assicurato il diritto costituzionalmente garantito dell’onorevole Salvini a tenere la manifestazione programmata nel capoluogo campano.»

Da allora il diritto costituzionalmente garantito a manifestare sarà sempre più ridotto al lumicino (basta vedere cos’è successo solo oggi a Roma per capire) e affiancato a un controllo poliziesco mai visto prima d’ora in Italia ma il “diritto” dell’onorevole Salvini andava comunque garantito. Magari il “diritto costituzionalmente garantito” di invocare, nemmeno troppo simulatamente, la pulizia etnica come dichiarato dallo stesso Salvini solo il mese precedente: «ci vuole una pulizia di massa via per via, quartiere per quartiere, e con le maniere forti se occorre» o ancora:  «Quando saremo al governo daremo mano libera ai carabinieri e alla polizia per ripulire le città. Sarà una sorta di pulizia etnica controllata e finanziata come stanno facendo ora con gli italiani costretti a subire l’oppressione dei clandestini.»  agli albori della svolta lepenista, nell’agosto del  2016. Di lì a pochi mesi la linea dell’estrema destra sulle Ong (tramite una campagna stampa che, stile bolla finanziaria, inquinerà ulteriormente un dibattito già ampiamente avariato) diventerà di fatto indistinguibile da quella del governo e una vera e propria legge razziale, come la “Minniti-Orlando” diventerà legge dello Stato.

“Tuttavia, nella storia del movimento nazional-patriottico a contare non furono mai le effettive dimensioni dei gruppi portatori dell’ideologia, ma piuttosto le istituzioni che se ne lasciarono infettare e lo stato d’animo che essi seppero diffondere e mantenere in vita, in attesa che i tempi fossero maturi…”

Che il Ministro degli Interni Marco Minniti fosse un personaggio raggelante e dal passato eloquente l’avevamo notato immediatamente. Qualcosa non tornava. Poi arrivano le conferme: Minniti che si vanta di aver occupato la scrivania di Benito Mussolini alla  kermesse di Fratelli d’Italia Atreju, o ancora che cita Italo Balbo ed ha un padre che “servì la patria nell’aeronautica in Spagna” (magari bombardando Guernica) e un parente asso dell’aviazione fascista. Voi come lo definireste uno così?

Ma i pozzi non si avvelenano mai da soli e senza la complicità attiva di un sistema informativo mainstream che rasenta sempre più la versione ri-aggiornata e 2.0 della propaganda di regime, mascherata sotto una finta “pluralità” di “opinioni” difficilmente oggi ci troveremmo immersi nell’abisso che ci circonda.

https://twitter.com/schnitzlerrr/status/960431491485446144

 

Macerata, febbraio 2018.

A pochi kilometri da quella Fermo dove nel 2016 Emmanuel Chidi Namdi venne assassinato a pugni dal fascista di Casapound Amedeo Mancini (già fuori per la cronaca) un tizio pelato con un tatuaggio neonazista sulla tempia, la croce celtica sul braccio, candidato nella Lega di Salvini spara da una macchina a tutti i neri che incontra sulla strada. Ma non è terrorismo, è “esasperazione”, è un “patriota” avvolto nel tricolore che fa il saluto romano, è “giustizia fai da te” come ha affermato Minniti. Giustizia? Quale giustizia?

“A nemmeno due anni di distanza, un sabato mattina a Macerata, Luca Traini, 28 anni, entra in macchina e gira per la città sparando con una pistola Glock contro i passanti, vuole uccidere chi ha la pelle nera. Jennifer Odion, una ragazza nigeriana di 25 anni, è colpita da un proiettile alla spalla mentre si trova alla fermata dell’autobus. Si accascia per terra davanti allo sguardo incredulo del suo fidanzato. Traini riparte sulla sua Alfa nera e colpisce altre cinque persone in dieci punti della città. Sono tutti uomini, sono tutti richiedenti asilo. Nessuno di loro conosce Traini e ha mai avuto contatti con lui. Sconosciuti. Un proiettile attraversa l’addome di Mahamadou Touré, 28 anni, originario del Mali. Il proiettile penetra in profondità e provoca un ematoma al fegato. Touré è ricoverato e sottoposto a un’operazione in ospedale, è ancora in terapia intensiva. Anche Wilson Kofi, 20 anni, ghaneano, è colpito all’altezza del busto e riporta diverse fratture alle costole e una contusione polmonare. Kofi si trovava con Festus Omagbon, 32 anni, che viene ferito al braccio destro. Gideon Azeke, nigeriano, era in bicicletta quando ha sentito lo sparo e subito dopo il dolore all’altezza della coscia. È caduto a terra, ma nessuno l’ha aiutato. È dovuto arrivare alla fermata dell’autobus sulle sue gambe prima che qualcuno chiamasse un’ambulanza. Infine Omar Fadera, 23 anni, del Gambia, è stato colpito di striscio. Altre due persone hanno contattato il pronto intervento, ma poi non si sono fatte trovare. Si presume che fossero migranti irregolari coinvolti nella sparatoria, che hanno avuto paura di rivolgersi all’ospedale.” (Da qua)

Piccoli dettagli: al killer al momento dell’arresto viene lasciato dai carabinieri il tricolore sulle spalle (così le foto per la stampa vengono meglio) mentre all’uscita dalla caserma non è nemmeno ammanettato. Strano no? E il fatto che nessun politico o uomo delle istituzioni sia andato a trovare le vittime in ospedale la dice lunga sullo stato di salute del nostro paese.

https://twitter.com/LaStrisia/status/960453452055961600

Riportiamo ora per intero l’ottimo articolo di Mazzetta, Salvini e gli altri complici del terrorismo suprematista di Macerata.

“La tentata strage di Macerata è stata immediatamente rivendicata da Forza Nuova e ha visto solo una tiepida condanna da parte di Salvini e Meloni, che hanno provato a spiegare la genesi dell’attentato terroristico riversandone la responsabilità sull’immigrazione, quel che fenomeno che loro descrivono con la parola «invasione» per spaventare le menti semplici. Muti invece Di Maio e i 5 stelle, per restare ai segretari di partito e alle reazioni ufficiali tra quanti non hanno saputo trovare le parole per condannare nettamente l’attacco terroristico di Macerata. Berlusconi invece ha parlato, dicendo che l’attacco è opera di uno squilibrato e «senza connotazione politica» e dicendo che bisogna evitare che fatti del genere siano provocati da gravi fatti di cronaca. Anche per Berlusconi il problema non è nel fascista armato che decide di fare un strage, ma in chi a qualunque titolo gli offre qualsiasi pretesto con il quale ammantare la sua strage. Molti hanno ricordato l’esempio di chi critica le donne stuprate dicendo che il loro abbigliamento ha provocato gli stupratori e in effetti si tratta di un’ipocrisia abbastanza tipica. Lo stesso interesse mostrato per l’omicidio di Pamela Mastropietro è chiaramente ipocrita ed è chiaro che a colori della pelle dei protagonisti invertiti, non sarebbe stato tanto alto. Semmai è più facile che molti di quelli che oggi empatizzano con la vittima si sarebbero trovati a dare della tossica alla vittima e a trovare scuse pietose per minimizzare la colpa dell’assassino o a dire che se la vittima fosse rimasta in Africa non le sarebbe successo niente.

Sbaglia però chi accusa Salvini d’essere il «mandante morale» dell’attacco terroristico, Salvini e gli altri politici e commentatori italiani hanno invece diversi gradi di responsabilità morale e prima ancora politica, riguardo all’attentato e al dilagare del razzismo. Salvini è solo uno dei più entusiasti tra quelli che soffiano sul fuoco, ma ce ne sono molti altri che contribuiscono a tenerlo acceso e altri ancora che non accorrono a sopirlo come ci si aspetterebbe da loro, in un paese civile.

In casi del genere ed esempio, in un paese civile, le autorità dello Stato visitano le vittime tentando d’offrire loro conforto e vicinanza, da noi arrivati alla sera del giorno successivo all’attacco hanno ricevuto solo la visita dei giornalisti.

Fatto sta che di fronte al clamoroso tentativo di commettere una strage, molte delle forze politiche italiane hanno risposto in modo incredibile e senza prendere la sufficiente distanza dal criminale e dai suoi motivi, che anzi molti hanno riproposto come se nulla fosse accaduto. Lo stesso accadde per la Strage di Firenze, un gravissimo precedente che tutti o quasi sembrano aver dimenticato al di fuori del capoluogo fiorentino.

Anche i commentatori professionisti e i media fanno fatica a usare le parole giuste. «Razzista» l’hanno usata in pochi, «fascista» («La parola con la F»)  ancora meno, nonostante il terrorista si sia fermato in bella vista a fare un saluto romano dopo aver portato a termine la sua impresa criminosa e nonostante la sua nota vicinanza all’estrema destra. L’uomo risulterà poi essere stato candidato dalla Lega alle ultime amministrative, ma la locale segretaria della Lega, intervistata, non ha espresso alcuna condanna, si è anzi inventata l’ipotesi che fosse innamorato della giovane vittima dell’efferato delitto scoperto qualche giorno fa nella stessa cittadina, si sospetta uccisa da un immigrato di colore. Ipotesi poi smentita, i due non si conoscevano per niente, era solo un maldestro tentativo di vestire uno stragista razzista con i panni dell’innamorato.

Ma è Salvini che è finito giustamente sotto accusa, insieme a Forza Nuova che di fatto ha rivendicato l’attentato promettendo assistenza al terrorista, perché la propaganda di Salvini contro gli immigrati di colore è martellante. Gli immigrati dall’Africa sono appena il 20% del totale e non tutti sono neri, ma ripercorrendo le immagini pubblicate dai social da Salvini e dal suo partito, è evidente che per denunciare «l’invasione» che non c’è Salvini e i suoi usano quasi solo le foto di immigrati con la pelle nera. il leader della Lega, come altri, ha concentrato la sua attenzione su chi arriva con i barconi dall’Africa, anche se questi sono pur sempre una percentuale relativa degli immigrati che arrivano in Italia e poi ci rimangono irregolarmente. Salvini riesce comunque a pubblicare le foto di immigrati di colore, possibilmente giovani e in gruppo, che poi decora con didascalie che ne denunciano invariabilmente la condizione di sfaccendati e mantenuti dagli italiani.

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Ed è sui «crimini degli immigrati» che Salvini concentra ossessivamente la sua azione, preferendo quelli commessi da immigrati di colore o dai musulmani, contribuendo così  ad alimentare una vera e propria fobia, ma soprattutto a sdoganare una retorica razzista, in televisione come sui social, che ormai è stata adottata come normale da buona parte dei suoi seguaci e oltre.

Poco importa che i crimini siano in calo da anni in tutto il paese, a testimoniare che il crimine non lo «portano» gli immigrati (che nel frattempo sono aumentati) e a confermare come Salvini e soci siano, loro sì, terroristi che cercano di costruire la paura diffondendo falsi plateali. Se il crimine “percepito” è in aumento, se gli italiani credono che gli immigrati siano mediamente il 30% della popolazione, è solo perché a Salvini e a quelli come lui è stato concesso -per anni- di praticare questo genere di terrorismo attraverso televisioni e giornali. E non parliamo del Populista leghista, che ha accuratamente evitato di dare la notizia dell’azione terroristica di Macerata.

Con una tale dieta informativa, chi sospetterebbe ma che, a fronte di un calo generalizzato del crimine, da anni ci sia invece in corso una recrudescenza della violenza politica di stampo fascista?

La reazione all’attacco terroristico di Macerata da parte di Salvini è stata in questo esemplare, perché ha evitato qualsiasi riferimento a fascismo, razzismo e terrorismo, condannato genericamente l’uso della violenza e poi ha affermato che è tutta colpa del governo che non governa l’immigrazione. In altri paesi dopo una frase del genere Salvini diventerebbe un paria, anche a destra, ma in Italia abbiamo addirittura Forza Nuova che rivendica l’attentato (un partito che ha presentato le sue liste alle elezioni) senza apparenti conseguenze. Così Salvini si fa scudo del degrado morale che ha contribuito a creare e può permettersi di continuare a vellicare i razzisti e a strizzare l’occhio ai fascisti mentre grida «prima gli italiani», che è appunto uno slogan suprematista e non semplicemente nazionalista, non solo perché oggi in Italia si traduce immediatamente in un attacco ai presunti privilegi degli immigrati neri.

Un terrorista che spara in pieno giorno alle persone di colore che incontra per le strade di una cittadina di provincia, senza neppure poter distinguere se siano immigrati, cittadini o nati italiani, è un terrorista razzista. Non ce l’ha con gli immigrati, ce l’ha con i neri e parte per fare una strage di neri, perché neri, musulmani ed ebrei sono ancora e sempre i destinatari dell’odio che corre in rete da un fascista all’altro. Nessun fascista, per esempio, ha mai suggerito di scatenare la caccia allo slavo dopo i delitti di «Igor il russo», semplicemente perché l’assassino è bianco e cristiano, figurarsi poi se il criminale è italiano e la vittima è straniera. Nella vicina Fermo il camerata Mancini ha fatto solo qualche mese di galera per l’omicidio di Emmanuel Chidi Namdi, altri due camerati sono stati arrestati per atti di terrorismo contro le chiese del territorio, ci mettevano bombe perché prestano assistenza ai migranti.

 

Il braccio mostrato ostentatamente teso al termine dell’attacco di Macerata è solo una conferma superflua. Il terrorista non è un patriota, perché tradisce i principi fondanti del suo paese preferendogli quelli di un’ideologia di morte che quel paese ha portato alla distruzione. È solo un fascista razzista che ha attaccato le persone di colore prendendo a pretesto un fatto di cronaca, l’uccisione di un’italiana per la quale è accusato un immigrato con la pelle nera. Il tutto in un contesto locale nel quale gli immigrati residenti sono aumentati di appena 5 (cinque) unità in 5 (cinque) anni e gli ospiti richiedenti asilo sono meno di 6.000 in tutte le Marche.

Per questo lui ha sparato ai neri e c’è da scommettere che non avrebbe mai sparato a dei bianchi in seguito all’omicidio di una nera. Omicidi che quando accadono non interessano a Salvini e ai suoi camerati, sempre pronti a chiedere pene esemplari e punizioni medievali per i delinquenti dalla pelle scura, quanto incapaci di farlo a parti invertite. Tutta gente che non ha mai espresso le stesse minacce o mostrato la stessa determinazione nei confronti dei mafiosi o dei grandi delinquenti italiani, con i quali anzi di solito fa sfoggio di grande garantismo.

La stessa dinamica si può notare in queste ore, nelle quali è facile imbattersi ovunque in persone che non si vergognano per niente di minimizzare o di giustificare l’azione terroristica di Macerata. Un attacco che ha mobilitato la polizia e spinto le autorità a chiedere ai cittadini di chiudersi in casa come di solito accade solo negli Stati Uniti, viene liquidato senza esprimere alcuna condanna da tanti che commentano sulle reti sociali. Troppi.

Invece di condannare l’attacco terroristico, questi chiedono perché non ci si sia indignati per l’omicidio della ragazza per mano di un nigeriano, mettendo sullo stesso piano un fatto di cronaca nera, per quanto efferato, con un attacco terroristico di matrice dichiaratamente fascista. Fanno come fa Salvini, dicendo implicitamente che è lecito tentare una strage di neri a caso come atto di resistenza all’invasione africana, che non c’è.

A loro si aggiunge Forza Nuova, che prima ha comunicato a chi ha voglia di sparare ai neri che, se decide di farlo, avrà l’aiuto tangibile del partito neofascista e poi ha manifestato a Macerata.

Davanti alla sede del Partito Democratico.

Contro la quale il terrorista fascista ha sparato di proposito il giorno prima.

Senza che i militanti locali o le autorità abbiano fatto un plissé.

A manifestare contro gli immigrati, le vittime della tentata strage.

Un po’ come se il 10/11 si fosse presentata a Ground Zero una delegazione di estremisti islamici per dire che era colpa di Bush, se a qualcuno era venuto in mente di tirare giù le torri.

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Non c’entrano il politicamente corretto e la convenienza, questa è una presa di posizione criminale.

C’è in effetti di che allarmarsi e di che guardarsi dentro, più che guardare agli immigrati africani. Se sono diventati normali questi discorsi, che normali non sono, se un partitozzo fascista può tenere una manifestazione razzista con 3 persone (e nugoli di giornalisti) sulla soglia del (ex) primo partito di sinistra, il pericolo per la tenuta democratica del paese è evidente a chiunque lo voglia vedere e anche a quelli abitualmente un po’ distratti su questo tema. Se persino la reazione di Gasparri è sembrata più in linea con la Costituzione repubblicana e con i valori di questo paese, di quella di molti politici e commentatori tradizionalmente meno a destra di lui, vuol proprio dire che abbiamo un grosso problema.

Un problema che oggi ha la forma e l’immagine di Salvini, ma dietro all’immagine dell’incapace e inconcludente leader leghista si nasconde e prospera una marea nera che si sente sempre più legittimata a dire e fare cose da delinquente fascista perché i discorsi violentemente razzisti sono stati sdoganati dalla televisione e dai giornali, perché ci sono testate che titolano «Bastardi islamici,  perché non c’è giorno che Salvini non prometta la castrazione a qualche delinquente nero o la deportazione in massa degli africani e nessuno fa una piega. Anzi, rompendo la tradizionale conventio ad excludendum repubblicana, che teneva i fascisti lontani dai media, oggi si concede addirittura diritto di tribuna a formazioni come Casapound o Forza Nuova, che rappresentano un’ideologia che è il cancro della democrazia, mentre  si lascia Salvini libero di spargere odio da mattina a sera su tutte le reti, il più delle volte senza nemmeno un contraddittorio. Farebbero ridere quelli come Salvini o Fiore, che chiedono la pena di morte per i neri mentre giustificano i delinquenti bianchi, se solo non fosse che le loro esibizioni verbali uccidono davvero le persone e devastano la cultura democratica che siamo riusciti faticosamente a mettere insieme.

E peggio di questo c’è che tra i politici dell’arco costituzionale ne rimangono ben pochi che mostrino attenzione a questa deriva, sono anzi di più quelli che facendo concorrenza a Salvini ne assumono il punto di vista ribaltato e, invece di condannare i razzisti, li giustificano dicendo che soffrono la pressione dell’immigrazione, traendone la conclusione che per combattere il razzismo bisogna gestire l’immigrazione, non il dilagare del razzismo. Sembra che l’educare alla civile convivenza non rientri più nelle attività del politico democratico, che però così scava la fossa proprio alla democrazia.

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Se Luca Traini pensa di «aver fatto quello che andava fatto» è perché qualcuno lo ha convinto che sia necessario armarsi e rispondere all’invasione che non c’è sparando ai neri. Non agli immigrati in genere, ma proprio ai neri. Se tanti oggi plaudono al suo gesto senza vergognarsi è perché di fronte alla violenza fascista e razzista troppi sono ormai abituati a tacere, a far finta di non vedere. Ce ne sono a sinistra come al centro e ce ne sono anche nel M5S, che ufficialmente ha scelto di tacere sulla strage di Macerata, con l’ipocrita scusa di non voler turbare una comunità scossa dal tragico evento, ma che rappresenta un partito che non ha mai fatto professione d’antifascismo e che anzi su certi temi, come l’immigrazione, si è messo in scia alla peggior destra. Poi c’è la vasta schiera di giornalisti e commentatori che compie le più ridicole acrobazie retoriche per di non condannare nettamente l’attacco terroristico, per la quale anche la semplice condanna del fascismo diventa un problema a causa di un evidente gap nella loro formazione politica e civile.

È questa zona grigia della democrazia che copre e alimenta la marea nera. E quelli che credono che l’antifascismo e la lotta al razzismo siano una roba da comunisti e che non competano, come invece competono, a tutte le forze e le persone che si vogliono dire democratiche, sono i veri complici di Salvini e del razzismo montante. Forze politiche e singoli, chi manca all’appello dell’antifascismo è un nemico della democrazia.”

Non c’è molto altro da aggiungere in fin dei conti se non che stiamo precipitando e che ogni “evento” che accade in questa Italia marcia fino al midollo viene ormai metabolizzato dal discorso politico nel peggiore dei modi possibili. Prima arrivarono le parole disumanizzanti, poi le leggi su base etnica, poi qualcuno spara nel mucchio ma con un preciso metodo e il terrorista non era nascosto sul barcone ma in quello stesso partito che ne cavalcava la paura. Quel partito il cui “diritto (solo il loro eh sia chiaro) sia costituzionalmente garantito” [sigh!] È la storia di sempre, che siano le bombe sui treni, nelle piazze o nelle stazioni o una sparatoria così americana e di “razza-bianca” è sempre terrorismo fascista. Fascismo eterno.

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