
-Quei briganti mi hanno ferito durante un attacco notturno.
-Quali briganti?
-I Contadini
-Ma i contadini attaccavano o erano attaccati?
-No, attaccavamo noi. E siamo riusciti a stroncarli. E’ finita la cuccagna. Pensi che ogni contadino guadagnava persino quaranta lire al giorno.
-E adesso?
-Ah ora le cose sono cambiate.
-Ma quanto guadagnano ora?
-Quattordici lire. E sono anche troppe. […]
-Eh! si fa presto a criticarci. Bisogna aver vissuto fra noi: i contadini vestivano come me, e la figlia del bifolco era più elegante di mia sorella.
-Non esageriamo. Ma comunque. vi pare questa una così grande provocazione da meritare la fame o la morte?
-Ma il mondo andava storto e noi lo abbiamo raddrizzato.
Da “La marcia su Roma e dintorni” Emilio Lussu
Con le dovute distanze, anche temporali, forse siamo noi, oggi, ad essere gli “stranieri” ai quali questo libro del 1931 inizialmente era dedicato. Siamo noi che abbiamo dimenticato, rimosso, falsificato, nascosto, revisionato oppure sepolto sotto fiumi di retorica. Siamo noi estranei alla nostra storia. Siamo noi gli “stranieri”di noi sessi.
Risulta difficile leggere il presente in assenza di un passato sul quale appoggiarlo. Quanto riecheggiano in questo dialogo i recenti omicidi di Abd Elsalam Ahmed Eldanf e di Emmanuel Chidi Namdi? Parliamo di due episodi gravi, ravvicinati, accaduti nell’arco di tre mesi ai quali è seguito, in entrambi i casi, un comportamento istituzionale preoccupante. Il primo è stato archiviato frettolosamente come “incidente” mentre il secondo ha visto un assassino destinato ai domiciliari dopo nemmeno tre mesi.
Che il mondo vada storto è sotto gli occhi di tutti, purtroppo va esattamente nella direzione che avrebbe voluto il “simpaticone” qua sopra con in odio i contadini. Ovunque, in Europa, si alzano muri e fili spinati, nuove identità vengono blandite mentre si addita al povero e al debole ogni genere di colpa. Istituzioni squalificate sanno perfettamente da che parte stare al montare del conflitto sociale e lo dimostrano quotidianamente.
Per questi motivi oggi l’antifascismo si fa necessità e non ricorrenza prêt-à-porter, per questo è nata la Rete Antifascista Modenese: un coordinamento di collettivi e singoli individui, che credono che liberazione e resistenza siano pratiche da attuare in stato d’allerta quotidiana per scardinare i meccanismi della nostra società su cui la mentalità fascista si sviluppa.
Qua sotto alcune foto della serata conclusiva al Parco XXII Aprile della cinque giorni Antifa, una sorta di Festival itinerante per i quartieri della città.
https://vimeo.com/184511339%20
Posted on 27 settembre 2016
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