
Agosto, nuovamente agosto.
Lo scorso anno, lo ricordiamo bene, le impressioni erano le stesse. Solo il fronte era differente ma la consapevolezza che si stessero toccando corde pericolose, che riecheggiavano i periodi più bui del secolo scorso, e che queste ultime si riflettessero, al cospetto dei fatti, non tanto ad una loro possibile reiterazione quanto piuttosto alla certezza di avere già oltrepassato ormai quel limite dal renderla estremamente probabile. Nell’agosto del 2016 il nemico pubblico numero uno™, sul fronte occidentale, a Ventimiglia, al confine con la Francia, era rappresentato dai cosiddetti No Borders. Un linciaggio mediatico senza precedenti che non si faceva remore nemmeno nel tirare in ballo Freddy Krueger! Quest’anno, per quanto possibile, si è compiuto un salto di scala. “Spezzeremo le reni alle Ong!” pare lo slogan sputato a reti unificate da un sistema d’informazione che ormai è difficile non definire di regime.

Sembra di essere tornati prepotentemente ai tempi dell’Agenzia Stefani!
È un cambio di paradigma non indifferente quello che sta avvenendo in questi giorni, con un “discorso pubblico” che vira prepotentemente da un certo tipo di sistema di valori ad un altro. La solidarietà va colpita, ostracizzata, demonizzata e posta alla stregua di un crimine. Lo si è visto a Ventimiglia, comincia a intravedersi anche nel Mediterraneo con costi, proporzioni e conseguenze decisamente più elevati. È un salto di scala quello a cui si sta assistendo. Quando si coniano nuovi ossimori dal sapore alieno come estremismo umanitario, quando l’unico giornale che non si oppone all’omologazione, a quel coro unitario che trasforma pagine e servizi in un inno di fatto al Ministro degli Interni Domenico Minniti, quando questo unico giornale è il giornale dei vescovi Avvenire significa che stiamo navigando seriamente in acque molto oscure.
Significa che stiamo attraversando un confine anche noi in questo momento, quello che separa i resti di una democrazia borghese, nella quale risiedono tuttora alcune architravi di uno Stato di diritto, da un progetto autoritario di cui ancora non si intravedono né tutti i caratteri né tantomeno, cosa ben peggiore, tutti i limiti.
Le tempistiche degli avvenimenti spesso raccontano molto di più di quanto ci si possa immaginare, allenano al domandare e all’andare in cerca di risposte. Come fa notare molto bene Leonardo Bianchi su Vice la campagna di discredito contro le “Ong può dirsi perfettamente riuscita: partita da un post di un oscuro think tank olandese, la campagna si è ingrossata a dismisura ed è finita con il determinare l’orientamento politico di quasi tutti i partiti—compresi quelli che, sulla carta, dovrebbero essere “progressisti”—e a guidare l’azione di un governo.”
Con il sequestro della nave Iuventa, gestita dalla Ong tedesca Jugend Rettet il governo italiano sembra non aver perso molto tempo prima di mostrare i muscoli verso quelle organizzazioni che si erano rifiutate di firmare il codice di condotta proposto dal Min. Minniti. Prendiamo sempre da Vice: “Il documento consta di 13 punti che da un lato ricalcano prassi già in uso, e dall’altro prevedono la presenza di agenti armati a bordo delle navi, il divieto di trasbordo da una nave all’altra e il recupero delle barche utilizzate dai trafficanti. Sebbene sia stato presentato come una specie di atto normativo per fare “ordine” nei salvataggi nel Mediterraneo, in realtà si tratta di un’iniziativa priva di alcun valore legale che ha l’intento—puramente politico—di separare i “buoni” dai cattivi,” e di acuire le numerose contraddizioni in seno alle Ong. Con simili premesse, era scontato che la trattativa naufragasse; tant’è che cinque Ong su nove (tra cui la stessa Jugend Rettet) non l’hanno firmato. Il diniego più importante è sicuramente quello di Medici Senza Frontiere, che ha argomentato estensivamente le sue ragioni—su tutte la contrarietà di avere armi a bordo, il timore di diventare “uno strumento di indagine e magari, un domani, anche uno strumento in una operazione militare,” e il rischio di subire rallentamenti nei soccorsi. L’ammiraglio Giorgio De Giorgi—che fino al 2016 è stato capo di stato maggiore della Marina Militare—ha dato ragione a MSF e a chi non ha firmato, dicendo che “i problemi non si risolvono danneggiando, ostacolando l’opera delle Ong che salvano la gente in mare.”
Il risultato, infatti, già verificabile, è che ora alla Marina militare toccherà lavorare di più per niente con maggiori costi e con rischi amplificati per la vita dei migranti. L’esempio è quella della nave di Medici Senza Frontiere che non avendo firmato il codice di Minniti si è trovata impossibilitata ad attraccare a Lampedusa costringendo così la Guardia Costiera a trasbordare i migranti a 33 miglia dalla costa.
Ma non sono di certo i risultati quelli che muovono le azioni del Governo. Testa rasata tirata a lucido, petto infuori, piglio autoritario e pugno di ferro, se c’è qualcosa che differenzia questo agosto da quello precedente è sicuramente il passaggio da un attacco prevalentemente mediatico alla “solidarietà” verso i migranti ad un regime che lo sostanzia ad azione di governo.
Come fa notare giustamente il Senatore Luigi Manconi su il Manifesto: “Davvero qualcuno può credere che sia realistica e realizzabile l’ipotesi di chiudere i porti? E di attuare un «blocco navale» nel mare Mediterraneo? Cosa c’è di più cupamente distopico dell’immaginare che la missione militare, appena approvata dal Parlamento italiano, possa essere efficace in un quadro segnato da un’instabilità oggi irreparabile, come quella del territorio libico e del suo mare? Se considerato alla luce di questi interrogativi, il reato umanitario di cui si macchierebbero le Ong rappresenta davvero la riproposizione, dopo un secolo e mezzo, di quelle fattispecie penali che precedettero la formazione dello stato di diritto. Reati senza vittime e privi di quella offensività e materialità che sono i requisiti richiesti dal diritto contemporaneo: il vagabondaggio, l’anticlericalismo, il sovversivismo, la propaganda antimonarchica.”
La volontà è chiara e non sembra nemmeno tanto difficile da perseguire. Con un informazione completamente asservita allo scopo di screditare, di infangare e di “sporcare ogni cosa” anche organizzazioni che fino a poco tempo fa godevano di un credito considerevole il gioco è facile. E cosa nasconderebbe l’ossessiva ripetizione dello slogan “guerra ai trafficanti” come se questi ultimi si sovrapponessero soltanto agli scafisti (che spesso non sono altro che poveracci costretti a condurre le imbarcazioni in cambio del passaggio) e non tra la guardia costiera libica magari, o alle bande armate che si contendo il controllo di quel Paese tra Fayez al-Serraj e Khalifa Haftar modernissimi signori della guerra? Come fa notare Furio Vassallo Paleologo: “Diranno i fatti quanto questa campagna di aggressione contro le ONG risulti collegata con l’esigenza di sgomberare la cd. zona SAR (Search and Rescue) libica al fine dell’ingresso delle unità militari italiane in acque di un paese terzo ancora privo di un unico governo centrale, e della collaborazione, già avviata con un mezzo della Guardia di Finanza a Tripoli, con la Guardia costiera che risponde al governo Serraj nelle operazione di blocco in mare e di riconduzione a terra ( in Tripolitania) di quanti fuggono dall’inferno dei centri di detenzione in Libia.”
Forse tutta l’enfasi posta sulla cosiddetta “guerra ai trafficanti” nonché le tonnellate di merda spalmate con precisione chirurgica sulle Ong servono semplicemente allo scopo principe, mai dichiarato pubblicamente (se non dal pasdaran massimo della propaganda Pd a favore del Tav, Stefano Esposito) di impedire o ostacolare tecnicamente il salvataggio dei migranti pensando magari che qualche annegamento in più possa scoraggiarli ulteriormente nel loro tentativo di raggiungere le coste dell’Europa. — «Mi serve qualche migliaio di morti per sedermi al tavolo delle trattative.» — Perché stiamo subendo un’invasione™ non ne siete al corrente? Che nel Mediterraneo il tasso di mortalità sia duplicato dal 2016 e sestuplicato dal 2015 (qua i dati presi dal Guardian) è sicuramente cosa nota tra le stanze del Viminale ma un po’ di propaganda a prezzo scontato sulla pelle di corpi che stanno alla deriva in mezzo al mare non la si può di certo lasciare a chicchessia.
“alcune Ong ideologicamente pensano solo a salvare vite umane: noi non possiamo permettercelo” c’è più verità esplicativa in questo enunciato falso che in tutta la brodaglia sugli scafisti che riempie d’orgoglio il giornalista italico.
Lo slittamento valoriale che campeggia attorno al “codice Minniti” e alle politiche di quest’ultimo in campo migratorio, forse è riassunto tutta qua. Stop alla retorica umanitaria, la solidarietà è un reato, dobbiamo avere la libertà di ammazzare chi ci pare, anche esternalizzando la pratica oppure appaltandola a qualche servo coloniale.
Come se il tutto non fosse già particolarmente allarmante così ci si mettono anche quelle acque torbide, quell’eterno legame tra fascisti e servizi segreti che da sempre contraddistingue la storia recente italiana.
A svelare alcuni legami tra la C-Star, della rete europea nazifascista Defend Europe, e l’inchiesta della procura di Trapani sulla nave appena sequestrata alla Ong Jugend Rettet deve pensarci il settimanale Famiglia Cristiana (segno evidente di quanto sia grave il livello di disinformazione regnate nella penisola!). Riportiamo da qua: “B) Appartengono alla Imi Security Service i due “agenti sotto copertura” a bordo della nave della pseudo Ong “Save the Children”, che ha avuto come scopo principale quello di pedinare la nave tedesca, filmare il trasbordo di migranti e l’allontanamento degli scafisti. C) Lavora sempre per la Imi Security Service l’ex ufficiale della Marina Militare italiana Gian Marco Concas, portavoce dell’organizzazione nazifascista “Generazione identitaria”, costola italiana della rete europea Defend Europe, diventata famosa per essersi coperta di vergogna (aveva annunciato l’invio di una nave nel Mediterraneo per arrestare “l’invasione” dei migranti, ma era stata fermata prima a Suez e poi a Cipro, con il comandante e altri membri dell’organizzazione denunciati per “traffico di esseri umani”, in quanto l’equipaggio era formato da asiatici che avevano pagato 10.000 dollari a testa per essere portati in Italia); viste le sue compotenze, il Concas è considerato il “direttore tecnico” dell’”operazione navale” fascista finita in merda. Nonostante tutto, la loro nave – la C-Star – è ora al largo delle coste libiche, presumibilmente il appoggio “privato” alla “guerra statale” che il governo Gentiloni ha appena deliberato. D) la “denuncia” contro la Juventa avviene in realtà in un secondo momento, perché la società di mercenariato avvisa mesi prima i servizi segreti italiani (Aise), preparando tutto il materiale che poi verrà girato alla Procura di Trapani perché emetta i mandati del caso (altro che “coraggiosa inchiesta della magistratura”, vero mister Carlo Bonini?); E) Defend Europe è sì una rete nazifascista continentale, ma pienamente nelle mani “sapienti” dei servizi segreti di più paesi dell’Unione Europea; il suo ruolo è ancillare rispetto alle “operazioni di intelligence” più diverse.” E chissà se partiranno inchieste della magistratura e campagne mediatiche per scoperchiare certi legami? Chissà!
È un tempo fuor di sesto quello che ci ha circondati. Un tempo dove chi inquina, chi uccide, chi desertifica, chi cementifica, chi depreda e infine chi lucra sulla maggioranza continua a farla franca, ad essere intoccabile, mentre i nemici principali del cittadino™ diventano i poveri, chi sta ai margini oppure chi arriva dal mare con la speranza come unico bagaglio. È facilissimo innalzare barricate contro l’arrivo di qualche profugo, un po’ più difficile erigerle contro i gangli di Sistema necroforo che sta correndo dritto, dritto verso la catastrofe.
No, i veri problemi non sono i 25 milioni di euro di buonuscita per Cattaneo, ex Ad. di Telecom, per 16 mesi di lavoro, non sono i canadair che mancano mentre si acquistano F-35, non è il dissesto idrogeologico da “curare” con nuove cubature di cemento, non è l’inquinamento ambientale così come non lo sono le “gestioni” emergenziali dei terremoti; è il cosiddetto degrado™ delle periferie mentre magari nel ristorante di lusso adiacente si riciclano tranquillamente i denari della malavita più qualche fascista di contorno che non guasta mai. No, il problema reale sono i negri, i clandestini, l’invasione™, la sostituzione etnica™, le risorse boldriniane™ e i buonisti che le difendono.
Viviamo in città nelle quali discorsi da Alabama anni ’60 non sono solo frequenti ma stanno diventando la normalità. Come scrive perfettamente Pierpaolo Ascari: “Se arriva senza un lavoro è clandestino, se arriva da solo è un vigliacco, se arriva con la famiglia un irresponsabile. Se davvero era così povero dove ha trovato i soldi, se scappa dalla fame non è un profugo, se raccoglie i pomodori ci fotte il lavoro. Se non fa niente vive a scrocco, se crede nel suo dio è un fondamentalista, se crede nell’altro perché non lo ospita Bergoglio. Se non mangia il maiale ha pure delle pretese, se lo mangia è un villeggiante. Se muore in mare è colpa degli scafisti, se non muore colpa delle ong, se gli muore un figlio colpa sua, se muoiono tutti colpa della guerra, se scappa dalla guerra non è un vero uomo.”
Alla fiera del prêt-à-porter c’è sempre qualche capro espiatorio in saldo. Negro magari.
La grande proletaria si è mossa.
“Eppure un giorno tutti questi esorcismi appariranno per quello che sono, cose che si dicevano e colpe che si attribuivano per rintanarsi nell’astrazione, in un’esistenza maledettamente esteriore e mentale, a una criminale distanza di sicurezza dalle rughe di un volto, la luce spenta o accesa di uno sguardo, le braccia estenuate.”
Posted on 6 agosto 2017
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