Tizi e tizie, ancora uno sforzo…

Posted on 26 ottobre 2019

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«I gilets jaunes, Hong Kong, l’Ecuador, Haiti, l’Egitto, l’Algeria, la Guinea, il Libano, la Catalogna, Honduras, e ora il Cile segnano l’apertura di una nuova sequenza»

 

Riceviamo e trasmettiamo questo comunicato scritto congiuntamente da Santiago e da Parigi, preso e tradotto da lundimatin.

 

Clinamen. Anche il più piccolo incidente, che si vorrebbe attribuire al caso, non potrebbe prodursi senza mettere in gioco tutta una situazione. Bello come l’incontro fortuito, sul mappamondo, della polizia e della folla, i moti di Santiago hanno cristallizzato in qualche ora tutte le sfide e tutte le disposizioni dell’epoca. Da un lato del terreno: l’importanza sempre crescente della circolazione, che fa di ogni aumento dei prezzi una questione di sopravvivenza. Dalla parte del potere: le sordide infrastrutture securitarie, che costituiscono lo sfondo inevitabile del capitalismo cibernetico. E quando le nuove leggi scellerate non sono ancora promulgate, resta sempre la possibilità di ricorrere ai vecchi riflessi. Lo Stato d’emergenza e un esercito che non è cambiato dai tempi di Pinochet. Dal nostro, infine: la sorda temporalità delle inclinazioni strategiche, la spinta irreprimibile di un desiderio d’insurrezione durevole e profondo, gli sforzi coscienti di qualche cervello, di qualche corpo per accompagnare il movimento dal quale dipende il nostro futuro. Infine, il coraggio di qualche migliaio di liceali, che da soli hanno saputo chiamare una capitale intera alla sollevazione.

Indomiti. «Nessun predatore ha saputo mai che cosa fare della nostra natura selvaggia, perché essa non si lega a nessuna catena, non si rinchiude in nessuna gabbia, perché scappa sempre, sempre traccia la sua via, si richiama, appare e scompare, colpisce, insiste come il dolore, perché è dolore. E il dolore è la nostra storia.

Questa storia che è dolore oggi s’infiamma, grida, scavalca i tornelli, saccheggia la città nemica, la città imprigionata, la città dai vecchi nomi coloniali tanto rispettabili. La città dei codardi, di coloro che hanno giocato a fare i faraoni. Ma no. Noi non ci sottometteremo. Nessuno, né a Santiago, né in Cile, né da nessun’altra parte, non accetteremo di pagare con la vita la follia delle loro ricchezze». [1]

Noi. Mai avremmo pensato di vivere un mondo dove potessimo seriamente considerare di scrivere una frase solenne, una di quelle care vecchie frasi che si credevano definitivamente riposte nel magazzino delle curiosità della storia, uno di quegli appelli degni di Marx «proletari (e proletarie) di tutti i paesi, unitevi!». Eppure, sommossa dopo sommossa, città dopo città, paese dopo paese, settimana dopo settimana, è proprio la convinzione di vivere una sollevazione comune che ci abita. La crisi della governamentalità è generale: tizi e tizie di tutte le metropoli, radunatevi.

Collasso. Quando coloro che non si sono ritirati davanti a 3000 morti e dispersi, che non hanno esitato a torturare 40000 persone, rimobilitano l’esercito per un mero accenno di sommossa, quando la stessa settimana apprendiamo che la Cina vieta la vendita di indumenti neri sul suo territorio, ci diciamo che l’Impero sta tremando, e checché se ne dica, tutto considerato, il collasso del capitalismo è più prossimo di questa fine del mondo alla quale tengono tanto.

Epoca. Dal 1968 e la distruzione del suo retaggio, mai il gioco è apparso tanto aperto. I gilets jaunes, Hong Kong, l’Ecuador, Haiti, l’Egitto, la Guinea, il Libano, la Catalogna, l’Honduras e ora il Cile segnano l’apertura di una nuova sequenza. Per quanto riformiste siano le rivendicazioni, i cammini s’incrociano. Una classe ancora anonima, confusamente cosciente, inizia a capire che i nostri destini sono legati. La catastrofe ecologica in corso è il teatro di una decisione tra la notte della sorveglianza e il barlume del ritorno del mondo.

Tizi e tizie, ancora uno sforzo per essere del tutto rivoluzionari.

Noi ci appelliamo alla disobbedienza incivile nelle metropoli del mondo intero.

Santiago-Parigi, 19 ottobre 2019

[1] Questo paragrafo riprende la traduzione di un comunicato del collettivo cileno Vitrina Dystópica, pubblicata in seguito alle rivolte di venerdì 18 e al successivo annuncio dello Stato di emergenza ( https://dystopica.org/2019/10/19/iiiintergalactico/ ).