
Un nuovo capitolo della pessima telenovelas targata marò sta andando in onda in questi giorni a reti unificate.
Il lezzo da italietta anni ’30 è fortissimo ma pare che nessuno se ne accorga.
“I nostri ragazzi tornano a casa” e il fervore nazionalistico con il quale ha goffamente giocato il Presidente della Repubblica durante tutto il suo settennato oscura ogni interrogativo. La strada dell’appiattimento, della terra bruciata, dell’assimilazione assunta a povertà culturale intrapresa per i festeggiamenti dei 150 anni dell’Unità d’Italia produce oggi i propri effetti. La complessità è seppellita dalla retorica e ciò che resta sul terreno sono cadaveri difficilmente digeribili. Nel bollito misto della Nazione – concetto complicato con il quale quel bisnonno chiamato Presidente ha armeggiato molto maldestramente – i “nostri” marò non sono più due presunti assassini ma eroi da festeggiare in pompa magna, accolti trionfalmente da due ministri, Esteri e Difesa, nonché dallo stesso Napolitano. Attorno, avvoltoi fascisti festeggiano quella che per loro è una vittoria – un’egemonia nel discorso pubblico-istituzionale su certi temi – promettendo addiritura ai due militari posti in Parlamento.
Se il clima italiano è mefitico sui quotidiani spagnoli e frencesi in questi giorni campeggia un’altra storia che incrocia, da una direzione diametralmente opposta, quella dei due marò. E’ questa che preferiamo raccontare.
Aurore Martin, militante basca, è stata liberata ieri dalla prigione madrilena Soto del Real dopo 52 giorni di detenzione – e in questo caso parliamo di detenzione non di arresti domiciliari in un hotel di Fort Kochi. Il delitto imputatole era d’opinione e non certo quello di avere ucciso qualcuno – men che meno pescatori indiani – ma, nonostante ciò, rischiava comunque 12 anni di detenzione.
La vicenda di Aurore Martin 33enne del dipartimento Pyrénées-Atlantiques è particolare. Il suo caso è di quelli di ingiustizia reale e non di retorica in stile marcetta. La solidarietà prodotta trascende ogni banalità sulla Nazione riattivandone l’essenza con manifestazioni in suo sostegno che si sono svolte un po’ ovunque tra la Francia e la Spagna. L’episodio infatti è un caso di estradizione.
Ma procediamo con ordine. Il delitto della Martin, se tale si può chiamare, è quello di avere partecipato in Spagna ad alcune riunioni pubbliche del partito separatista Batasuna tra il 2006 e il 2007. Secondo Madrid ciò equivarrebbe a un reato di appertenenza a un’organizzazione terroristica se non fosse che in Francia Batasuna è un partito legale che esprime anche degli eletti. La sua estradizione dunque sarebbe avvenuta per “fatti” che in Francia non vengono considerati reati. Il 13 ottobre del 2010 un tribunale di Madrid emette un mandato d’arresto europeo per la giovane attivista con l’accusa di avere partecipato a manifestazioni pubbliche in qualità di membro del partito politico Batasuna. Da quel giorno e dopo avere esaurito tutti i rimedi giuridici a Aurore Martin non è stata lasciata altra scelta se non quella di entrare in clandestinità. A Bayonne nel giugno del 2011, sotto il governo Sarkozy, venne tentato un primo arresto “poco convinto” che fallì grazie all’intervento di molti militanti.
Dove la destra non aveva osato arriva la cosiddetta “sinistra” del governo Hollande ed in novembre, a seguito di un “fortuito” controllo stradale, viene catturata ed estradata la pericolosissima fuggiasca. Il Ministro degli Interni Manuel Valls entra nell’occhio del ciclone, l’arresto viene definito brutale e le accuse sono di essere andato al di là di ciò che era disposto a fare Claude Guéant, il suo predecessore. La vicenda lascia “costernati” due deputati e un senatore del partito di Hollande “Difensori del diritto alla libertà d’espressione, chiediamo il ritorno immediato della nostra compatriota in territorio francese” scrivono mentre il PCF non le manda certo a dire “Il governo Ayrault ha scritto una pagina vergognosa per il nostro Paese”.
L’estradizione di Aurore Martin, sebbene non illegale, risulta quantomeno grottesca per il fatto che il reato di cui risulta essere accusata (l’espressione di opinioni politiche) non esiste nel paese nel quale ha cittadinanza, la Francia.
Liberata sotto controllo giudiziario Aurore Martin potrà risiedere in Francia ma dovrà presenziare ogni mese in un tribunale spagnolo. Per pagarne la cauzione il partito Batasuna ha dovuto organizzare una vera e propria colletta alla quale hanno partecipato anche alcuni deputati, le cifre parlano di circa 450 persone per un totale di 15.000 euro, un esercizio democratico ben lontano dagli 800.000 euro dati in garanzia dal governo italiano per il Natale-a-casa dei due marò.
Di liberazioni come queste dovrebbe occuparsi una sinistra considerata tale o perlomeno, tornando alla vicenda italiana, quantomeno cercare di arginare quel rumore di fondo fascistoide che le gravita attorno. Ma il fortino disegnato dal Presidente della Repubblica non consente certe evasioni “poco istituzionali” ed è al silenzio imbarazzato che una buona fetta della popolazione viene abbandonata. Il silenzio, quello stesso che ci ha permesso di dissacrare la Costituzione bombardando umanitariamente da Belgrado all’Afghanistan, dalla Libia a Bagdad.
Posted on 23 dicembre 2012
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