L’unico vero “sfregio” recente di Modena? La sua informazione.

Posted on 1 Maggio 2019

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Sono ormai passati cinque giorni dal 25 aprile e sembra che sui giornali locali non tenga banco altro.

Non si trova altro, se non le polemiche sullo “sfregio del 25 aprile” pompate artificialmente o lo spauracchio anarchico somministrato fino all’overdose.

«Bisogna spaventarli, inculcargli la paura, bisogna imbottirli di paura come si fa con le oche finché non gli scoppia il fegato per fare il pâté, bisogna fare in modo che quella paura fermenti e si trasformi in odio, un odio assoluto, irrazionale, sguaiato.» sosteneva Slobo citando Göring.

Il 3 maggio arriva Salvini in città e c’è da gonfiare gli allarmi informativi e da tenere dilatata la tensione. Arriva il Capitano (la Guida in altri tempi detta anche il Duce o, tradotta in tedesco, il Führer), il milanese che ha appena pubblicato la propria autobiografia con una casa editrice vicina a CasaPound e che ormai non dovrebbe essere più un mistero, quello che se gli dai del “fascista” ti fa denunciare per vilipendio utilizzando quelle stesse norme che furono proprie del ventennio.

casapound

La stampa locale, già estremamente in riga, svolge diligente il proprio compito. Non appena va scemando la pubblica gogna per il corteo contro l’apertura del Cpr ecco che si corre a rabboccarla con un bel “ritorno degli anarchici”, in pieno stile Hollywood.

TotaroEsposito

Tipici esemplari di giornalismo da Gazzetta modenese.

Provincia. Provincia travestita da metropoli, facciate su facciate nelle quali si cavalca/istiga l’indignazione post 25 aprile, talvolta indossando i panni del novello tribuno della plebe, talvolta l’isteria dell’inviato di guerra embedded. Paginoni-spot per il candidato sindaco di San Prospero, Bruno Fontana del Siulp, che riesce nell’impresa di affermare che gli agenti impiegati il 25 aprile erano pochi. Pezzi foderati di tonnellate di quella bava bottegaia-impiegatizia che tanto bene rappresenta tutta l’ipocrisia tracimante di questa piccola e vile città.

Così, mentre passano i giorni e lo “sfregio del 25 aprile” muta in un “ritorno degli anarchici” altre cose passano sottotraccia. Il 28 aprile, ad esempio, esce su L’Espresso un pezzo su Armando Siri, il sottosegretario alle Infrastrutture finito al centro dei riflettori nazionali perché indagato per corruzione e dal quale sembrano dipendere addirittura gli equilibri stessi del governo. Nel pezzo si menziona una donazione personale di 15.000 euro che Luigi Cremonini, patron del “Gruppo Cremonini” di Castelvetro, la multinazionale da 16.000 dipendenti del settore alimentare, avrebbe fatto proprio a Siri.

SiriCremonini

Insomma un incontro con Salvini e un finanziamento indiretto alla Lega tramite Siri, non proprio roba di poco conto per un territorio come quello di Modena. Il motivo lo spiega in un post Marco Bottura della Cgil:

Tutto normale e tutto legittimo”, direbbero in molti da queste parti, nella nostra “Emilia rossa” sempre più verde. Tuttavia quello che voglio sottolineare è il dato “politico”, cioè quali sono gli interessi che legano ora questi due soggetti (il Gruppo Cremonini e la Lega).

Sicuramente l’interesse del Gruppo Cremonini, che a sua volta controlla il Gruppo Inalca, è quello di non avere sussulti nella favolosa quota di partecipazione di origine pubblica nel Gruppo Inalca stesso (una quota di 165 milioni di euro, il 30% del capitale, iniettati dal Fondo IQ Made in Italy, riconducibile alla Cassa Depositi e Prestiti).

Ma non solo: c’è un altro interesse del Gruppo Cremonini, cioè quello di non avere sussulti negli appalti di manodopera che ormai caratterizzano la struttura produttiva dei macelli di Inalca; appalti che si realizzano attraverso la formula dell’”auto-appalto”: si costituisce una società, in questo caso la Gescar, detenuta al 100% da Inalca, che prende in appalto le attività produttive e logistiche di Inalca stessa. I nuovi lavoratori vengono pertanto assunti non da Inalca, ma da una “srl-scatola” formalmente staccata dal Gruppo Inalca, in modo da non avere le responsabilità e i costi dell’assunzione diretta.

Questo è in sintesi il vero Made in Italy promosso dal Gruppo Cremonini presso il mondo politico:
da una parte enormi risorse pubbliche per le aziende:
– dalla Cassa Depositi e Prestiti;
– dagli sgravi contributivi INPS arrivati a pioggia dal 2015 al 2017;
– dalle indennità di mobilità e NASPI, per coprire i costi della riorganizzazione interna costituita da licenziamenti dei dipendenti diretti e assunzioni negli appalti di manodopera;
– da contributi europei PAC per le società collegate;
dall’altra parte i lavoratori sottomessi negli appalti.

E ai lavoratori precari che cosa si dice? Ci pensa la Lega: tutta colpa degli extra-comunitari e, in caso di blocco della circolazione di qualche manifestante, c’è il Decreto Sicurezza che ha ripristinato il carcere.

Di tutto ciò però non c’è alcuna traccia sulla stampa locale, tutta impegnata sul “fronte” anarchico post 25 aprile, nonostante quella di Siri sia una vicenda d’attualità e di rilievo nazionale. In realtà, anche estremamente importante a livello locale dato che un grosso gruppo industriale del territorio pare si sia mosso verso la Lega di Salvini, riproponendo un po’ a livello industriale quel sodalizio che, in queste zone, avevano stretto agrari e fascisti ai primi del Novecento.

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Quando il sindacato è colpevole di fare il suo mestiere.

Ma non solo. Mentre in città imperversava ferocemente la polemica per un po’ di vernice spray su qualche muro del salotto buono cittadino (tutta roba rimossa in meno di 24 ore) le aziende locali (Alcar Uno e Italpizza), che negli ultimi anni erano state investite da proteste sociali e lavorative importanti e da nuove forme di caporalato che stanno prendendo sempre più piede nel tessuto produttivo, si compravano il territorio.

territorio

Ironia della sorte, proprio lo stesso giorno dell’arrivo del leader leghista.

Un mix tra il tossico e il deprimente e dove non vi è nulla che possa girare nel verso giusto, scrivevamo qualche giorno fa a proposito delle elezioni amministrative.

Insomma, buon  1° maggio questa volta (a proposito, alle origini della Festa dei  Lavoratori, tra i martiri di Haymarket, trovate proprio dei lavoratori anarchici)… scarpe rotte eppur bisogna andar.