
Sono ormai passati più di 10 giorni dal 14 gennaio.
Un tempo sufficiente a tracciare un primo bilancio. A ricomporre il mosaico. A “tirare per la giacca anche i più sordi”. Se è vero che la mobilitazione antifascista di quella giornata ha visto una partecipazione inconsueta per una città distratta e sonnolenta come Modena è anche vero che l’apertura di “Terra dei Padri” non può che disegnare per quella giornata un bilancio tristemente negativo.
Se al posto di “ordinato” ci fosse stata la parola “ordinario” e quel “No al fascismo” non fosse stato messo tra parentesi ci si sarebbe ritrovati davanti a un rarissimo caso di decenza giornalistica. Un titolo che avrebbe riassunto più di mille parole. Tuttavia le abitudini linguistiche spesso precedono sentimenti inconfessabili ed è abbastanza raro ritrovare quella parolina (fascismo) in un titolo di giornale. Solitamente se ne utilizzano altri, ad esempio ultrà o branco, vandali magari, di squadrismo o di fascismo non si parla quasi mai. Eppure c’è. Esiste. Ed è un fenomeno in costante espansione.
Il non chiamare le cose col proprio nome è uno dei principali mali di questo tempo. Aiuta l’indeterminatezza e la mancata (o voluta) sottovalutazione dei fenomeni.
Se in città in non ci fosse stato il puntuale, preciso e costante lavoro di “smascheramento” portato avanti dalla pagina Facebook di Modena Antifascista molto probabilmente “Terra dei Padri” sarebbe rimasto un semplice “Circolo culturale” per le pigre e sonnecchianti sinapsi di partiti, associazioni e della cosiddetta “società civile” cittadina. Un dato leggermente preoccupante n’est pas? D’altro canto sono ancora in molti coloro i quali si son affacciati alla finestra nell’affannosa attesa di capire quale fosse il colore del cadavere galleggiante lungo il fiume prima di compiere un qualsiasi passo, non solo, sono ancora tanti coloro che fingono di non sapere cosa esattamente si celi dietro questo sedicente “circolo”.
Vediamo dunque di fissare qualche dato sempre preso da Modena Antifascista:
“All’inaugurazione del sedicente Circolo culturale Terra dei Padri nessuno dei numerosi giornalisti presenti si deve essere chiesto chi fosse il “pittoresco” personaggio che sedeva al tavolo della conferenza tra i fondatori del circolo. Una mancanza di professionalità o una buona dose di superficialità da parte della stampa, in quanto, al tavolo seduto con gli “incensurati” “volontari apartitici” fondatori c’era Mario Merlino esponente della destra eversiva (Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale) degli anni ’60 e ’70 conosciuto per la sua attività di infiltrato, per il suo coinvolgimento nei processi sulla strage di Piazza Fontana.”
“Il personaggio cerchiato in rosso, in mezzo agli ospiti e ai fondatori di terra dei Padri, è Mario Merlino, una delle figure storiche della destra eversiva italiana. Merlino è famoso fin dagli anni ’60 e ’70 per la sua attività di infiltrato neofascista nei gruppi extraparlamentari di sinistra, e per il suo coinvolgimento negli eventi e nei processi legati alla strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 (in cui morirono 16 persone per l’esplosione di una bomba piazzata da neofascisti individuati ma rimasti tutti impuniti). Merlino è stato militante attivo di gruppi neofascisti eversivi come Avanguardia Nazionale e Ordine Nuovo (formazioni protagoniste della strategia della tensione e della stagione del terrorismo nero, collusi con la destra golpista e con i servizi segreti deviati), ed è stato in stretti rapporti con Pino Rauti e Stefano delle Chiaie (altri nomi che ricompaiono spesso nelle carte processuali della strategia della tensione e nelle ricostruzioni storiche dei tempi). Nell’aprile del 1968 partecipa al viaggio nella Grecia dei Colonnelli, dove una dozzina di militanti neofascisti italiani vennero ricevuti dai gerarchi della dittatura greca, un viaggio “di studio” organizzato dall’ESESI (Lega degli studenti fascisti greci in Italia). Di che tipo di “materie” abbiano “studiato” in un regime sanguinario e golpista, non è dato sapere, ma non è difficile fare ipotesi. Dopo il rientro dalla Grecia e poco prima delle stragi Merlino si infiltra tra un gruppo di anarchici. Il 12 dicembre esplode la bomba di Piazza Fontana, a Milano. L’infiltrato fascista viene indagato insieme all’anarchico Pietro Valpreda. Merlino cerca da subito di incastrare gli anarchici, rilasciando dichiarazioni che li indicano come i responsabili. Mentre per Valpreda – e soprattutto per Giuseppe Pinelli – il trattamento ricevuto dalle forze di polizia è stato drammatico (Pinelli fu scaraventato giù dalla finestra della Questura milanese), per Merlino le cose sono andate diversamente: assolto per insufficienza di prove, con il risultato finale della compromissione delle indagini su una strage che ad oggi, nei tribunali, rimane impunita, ma di cui, in sede di ricostruzione storica, se ne è accertata la paternità fascista.” (Qua)
Che a Modena si presenti un personaggio come questo, oltretutto all’inaugurazione di una sede al centro di polemiche, e che non vi si trovi nemmeno lo spazio di un trafiletto sui giornali è sintomo molto evidente della cattiva coscienza circolante nell’informazione cittadina. A ruota, associazioni, partiti e “società civile”, zero accenni, nessuna domanda e silenzio assenso quasi come se ci si trovasse in presenza di una primitiva consapevolezza di trovarsi in sostanziale subalternità alle retoriche della destra più estrema nella quale nemmeno più la denuncia si fa gesto da percorrere.
Si fa finta di credere a quanto conigliescamente affermano i portavoce di “Terra dei Padri” che chiacchierano di metapolitica tentando di negare la propria natura neofascista.
“Sinceramente ci fa pena chi, con estremo sprezzo del ridicolo, prova a nascondere la propria natura, i propri valori, la propria identità politica, magari davanti a compiacenti telecamere o a giornalisti sprovveduti, magari nascondendo fino all’ultimo i propri relatori più eloquenti come l’ex-ordinovista appartenente all’estrema destra eversiva Mario Merlino, magari omettendo che tra i propri fondatori vi sia una dirigente modenese di Casa Pound come Elisabetta Castaldi, magari giocando sull’ambiguità di certe tematiche affrontate.” (Qua)
“Non c’è niente da temere, portiamo avanti solo idee di destra” così inizia l’articolo comparso sul Resto del Carlino.
Ad essere intervistata è Elisabetta Castaldi portavoce di Terra dei Padri.
Quello che tralascia di dire il giornale è che la portavoce del circolo “culturale” è già stata candidata alle elezioni regionali per Casapound organizzazione che si autodefinisce “fascista del terzo millennio”. (Qua)
“Prendiamo la serata del 21 gennaio, che doveva dimostrare come Terra dei Padri non fosse una sede neofascista, in quanto si sarebbe discusso dell’aggressione delle milizie ucraine (“queste sì filonaziste” cit.) contro le repubbliche separatiste e filorusse del Donbass. Peccato che proprio dalle foto da loro pubblicate si possa accertare l’affinità ideologica che unisce Terra dei Padri alle camicie nero-brune di tutto il mondo: a partire dalla relatrice Osipova, un’abituè dei convegni dell’estrema destra italiana (da Casa Pound a Generazione Identitaria a Sovranità), passando dalla prima fila di militanti dell’organizzazione neonazista Lealtà Azione (notare le felpe indossate), fino in fondo dove è facile individuare in piedi Ugo Bertaglia (coordinatore regionale di Forza Nuova) con Simone Reggiani, il ducetto locale emanazione di Roberto Fiore. Per finire con la band nazirock Linea del Fronte, che espone il logo della sede riminese di Lealtà Azione, chiamata Fortezza.” (Qua)
E che dire dei Topi Neri, la band qua a fianco che ha suonato all’apertura?
È evidente e sotto gli occhi di tutti ma, come per la mafia, sembra che nessuno voglia farci nulla.
Che dietro a questo “circolo culturale” si nasconda un vero e proprio covo neofascista è un’affermazione difficile da negare. Più difficile è capire cosa di preciso ci stia realmente dietro. Che Terra dei Padri si ispiri a Casaggì di Firenze, dunque ad una sorta di “centro sociale” fascio è intuibile dagli stessi post pubblici della loro sede. Che all’interno vi gravitino Casa Pound, Forza Nuova e Lealtà-Azione, con il beneplacito decisamente interessato di tutto l’arco della destra istituzionale modenese, da Fratelli d’Italia di Elisabetta Aldrovandi alla Lega per finire con Forza Italia della giovane coordinatrice Valentina Mazzacurati, lo è altrettanto. Non solo.
Che anche da “altre” istituzioni arrivi un sostanziale “via libera” lo si intuisce da quanto scrivono essi stessi, magari tradendo anche un po’ una certa retorica che li vorrebbe autodipingersi come rivoluzionari antisistema, sigh!
Della pericolosità di un circolo come questo dovrebbe parlare già la Storia ma come ci ricorda Aldous Huxley: “Che gli uomini non imparano molto dalle lezioni della storia è la più importante di tutte le lezioni di storia.” Dunque è l’attualità con la sua cronaca quasi quotidiana (giusto un paio di esempi recentissimi qua e qua) quella che ci invia gli S.O.S..
Peccato che per captarli ci vorrebbero delle antenne che la città sembra non possedere più. Anni di retoriche legalitarie e di accenti sulla sicurezza hanno trasformato il neofascismo vero e proprio in un semplice fenomeno di cittadinanza attiva contro il degrado, la devianza e tutto ciò che occupa i gradini inferiori nella scala della gerarchia sociale. Che tutto ciò vada ad alimentare i germi di un razzismo già veleggiante sui social network non è di certo un problema. Dopotutto, l’odio per gli esclusi spinto fino all’estremo e la ferrea inflessibilità verso i poveri procedente in coppia con l’ammirazione per la furbizia dei ricchi, tanto bravi ad aggirare le leggi per farsi i cazzi propri e i propri interessi, sono sentimenti tanto facili da attualizzare quanto comuni. Sono, ad esempio, il principale prodotto dell’attuale amministrazione comunale a guida Muzzarelli.
Una città dal ventre molle…
Dato, da un lato, la falsa pretesa del carattere mimetico di “Terra dei Padri” e dall’altro un’analfabetismo politico sempre maggiore suggeriamo un piccolo prontuario di Umberto Eco sul fascismo tratto dal suo celebre saggio sul fascismo_eterno. Un piccolo estratto con le caratteristiche salienti che questo sedicente circolo colleziona in toto:
“Il termine “fascismo” si adatta a tutto perché è possibile eliminare da un regime fascista uno o più aspetti, e lo si potrà sempre riconoscere per fascista. Togliete al fascismo l’imperialismo e avrete Franco o Salazar; togliete il colonialismo e avrete il fascismo balcanico. Aggiungete al fascismo italiano un anticapitalismo radicale (che non affascinò mai Mussolini) e avrete Ezra Pound. Aggiungete il culto della mitologia celtica e il misticismo del Graal (completamente estraneo al fascismo ufficiale) e avrete uno dei più rispettati guru fascisti, Julius Evola. A dispetto di questa confusione, ritengo sia possibile indicare una lista di caratteristiche tipiche di quello che vorrei chiamare 1`Ur-Fascismo”, o il “fascismo eterno”. Tali caratteristiche non possono venire irreggimentate in un sistema; molte si contraddicono reciprocamente, e sono tipiche di altre forme di dispotismo o di fanatismo. Ma è sufficiente che una di loro sia presente per far coagulare una nebulosa fascista.
1. La prima caratteristica di un Ur-Fascismo è il culto della tradizione. […] Questa nuova cultura doveva essere sincretistica. “Sincretismo” non è solo, come indicano i dizionari, la combinazione di forme diverse di credenze o pratiche. Una simile combinazione deve tollerare le contraddizioni. Tutti i messaggi originali contengono un germe di saggezza e quando sembrano dire cose diverse o incompatibili è solo perché tutti alludono, allegoricamente, a qualche verità primitiva. Come conseguenza, non ci può essere avanzamento del sapere. La verità è stata già annunciata una volta per tutte, e noi possiamo solo continuare a interpretare il suo oscuro messaggio.
2. Il tradizionalismo implica il rifiuto del modernismo. Sia i fascisti che i nazisti adoravano la tecnologia, mentre i pensatori tradizionalisti di solito rifiutano la tecnologia come negazione dei valori spirituali tradizionali. Tuttavia, sebbene il nazismo fosse fiero dei suoi successi industriali, la sua lode della 6 modernità era solo l’aspetto superficiale di una ideologia basata sul “sangue” e la “terra” (Blut und Boden) (Terra di Padri sigh!). Il rifiuto del mondo moderno era camuffato come condanna del modo di vita capitalistico, ma riguardava principalmente il rigetto dello spirito del 1789 (o del 1776, ovviamente). L’illuminismo, l’età della Ragione vengono visti come l’inizio della depravazione moderna. In questo senso, l’Ur-Fascismo può venire definito come “irrazionalismo”.
3. L’irrazionalismo dipende anche dal culto dell azione per l’azione. L’azione è bella di per sé, e dunque deve essere attuata prima di e senza una qualunque riflessione. Pensare è una forma di evirazione. Perciò la cultura è sospetta nella misura in cui viene identificata con atteggiamenti critici. Dalla dichiarazione attribuita a Goebbels (“Quando sento parlare di cultura, estraggo la mia pistola”) all’uso frequente di espressioni quali “Porci intellettuali”, “Teste d’uovo”, “Snob radicali”…
4. Nessuna forma di sincretismo può accettare la critica. Lo spirito critico opera distinzioni, e distinguere è un segno di modernità. Nella cultura moderna, la comunità scientifica intende il disaccordo come strumento di avanzamento delle conoscenze. Per l’Ur-Fascismo, il disaccordo è tradimento.
5. Il disaccordo è inoltre un segno di diversità. L’UrFascismo cresce e cerca il consenso sfruttando ed esacerbando la naturale paura della differenza. Il primo appello di un movimento fascista o prematuramente fascista è contro gli intrusi. L’Ur-Fascismo è dunque razzista per definizione.
6. L’Ur-Fascismo scaturisce dalla frustrazione individuale o sociale. Il che spiega perché una delle caratteristiche tipiche dei fascismi storici è stato l’appello alle classi medie frustrate, a disagio per qualche crisi economica o umiliazione politica, spaventate dalla pressione dei gruppi sociali subalterni…
7. A coloro che sono privi di una qualunque identità sociale, l’Ur-Fascismo dice che il loro unico privilegio è il più comune di tutti, quello di essere nati nello stesso paese. E questa l’origine del `nazionalismo’: Inoltre, gli unici che possono fornire una identità alla nazione sono i nemici. Così, alla radice della psicologia Ur-Fascista vi è l’ossessione del complotto, possibilmente internazionale. I seguaci debbono sentirsi assediati. Il modo più facile per far emergere un complotto è quello di fare appello alla xenofobia…
8. I seguaci debbono sentirsi umiliati dalla ricchezza ostentata e dalla forza dei nemici.[…] I seguaci debbono tuttavia essere convinti di poter sconfiggere i nemici. Così, grazie a un continuo spostamento di registro retorico, i nemici sono al tempo stesso troppo forti e troppo deboli. I fascismi sono condannati a perdere le loro guerre, perché sono costituzionalmente incapaci di valutare con obiettività la forza del nemico.
9. Per l’Ur-Fascismo non c’è lotta per la vita, ma piuttosto “vita per la lotta”. Il pacifismo è allora collusione col nemico; il pacifismo è cattivo perché la vita è una guerra permanente…
10. L’elitismo è un aspetto tipico di ogni ideologia reazionaria, in quanto fondamentalmente aristocratico. Nel corso della storia, tutti gli elitismi aristocratici e militaristici hanno implicato il disprezzo per i deboli. L’Ur-Fascismo non può fare a meno di predicare un “elitismo popolare”. Ogni cittadino appartiene al popolo migliore del mondo, i membri del partito sono i cittadini migliori, ogni cittadino può (o dovrebbe) diventare un membro del partito…
11. In questa prospettiva, ciascuno è educato per diventare un eroe…
12. Dal momento che sia la guerra permanente sia l’eroismo sono giochi difficili da giocare, l’UrFascista trasferisce la sua volontà di potenza su questioni sessuali. È questa l’origine del machismo (che implica disdegno per le donne e una condanna intollerante per abitudini sessuali non conformiste, dalla castità all’omosessualità)…
13. L’Ur-Fascismo si basa su un “populismo qualitativo” : In una democrazia i cittadini godono di diritti individuali, ma l’insieme dei cittadini è dotato di un impatto politico solo dal punto di vista quantitativo (si seguono le decisioni della maggioranza). Per l’UrFascismo gli individui in quanto individui non hanno diritti, e il “popolo” è concepito come una qualità, un’entità monolitica che esprime la “volontà comune”. […] Il popolo è così solo una finzione teatrale. Per avere un buon esempio di populismo qualitativo, non abbiamo più bisogno di Piazza Venezia o dello stadio di Norimberga. Nel nostro futuro si profila un populismo qualitativo Tv o Internet, in cui la risposta emotiva di un gruppo selezionato di cittadini può venire presentata e accettata come la “voce del popolo”. A ragione del suo populismo qualitativo, l’Ur-Fascismo deve opporsi ai `putridi” governi parlamentari. Una delle prime frasi pronunciate da Mussolini nel parlamento italiano fu: “Avrei potuto trasformare quest’aula sorda e grigia in un bivacco per i miei manipoli.” Di fatto, trovò immediatamente un alloggio migliore per i suoi manipoli, ma poco dopo liquidò il parlamento. Ogni qual volta un politico getta dubbi sulla legittimità del parlamento perché non rappresenta più la “voce del popolo”, possiamo sentire l’odore di Ur-Fascismo.
14. L’Ur-Fascismo parla la “neolingua”. La “neolingua” venne inventata da Orwell in 1984, come la lingua ufficiale dell’Ingsoc, il Socialismo Inglese, ma elementi di Ur-Fascismo sono comuni a forme diverse di dittatura. Tutti i testi scolastici nazisti o fascisti si basavano su un lessico povero e su una sintassi elementare, al fine di limitare gli strumenti per il ragionamento complesso e critico…”
Posted on 25 gennaio 2017
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