Minniti’s land.

Posted on 30 agosto 2017

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Roma, agosto 2017.
“I turisti quasi non si accorgono dei due grandi striscioni da un pino all’altro della grande aiuola tra i fori e la “macchina da scrivere”, ai bordi di piazza Venezia. Passano vocianti e ignari in mezzo al quadrato dove Aziza, Ermian, Abdul e gli altri srotolano i materassini sul brecciolino dell’aiuola. Dormiranno in strada un’altra volta, la settima da quando sono stati sgomberati dal palazzo di via Curtatone. Sgomberati con cattiveria e risgomberati cinque giorni dopo dalle radure secche e polverose di piazza Indipendenza che a Roma vengono chiamate giardinetti. La battaglia tra robocop pasciuti in assetto antisommossa ha fatto il giro del mondo, gli idranti schizzati contro donne e bambini terrorizzati, la resistenza orgogliosa, la volgarità delle parole catturate agli operatori dell’ordine pubblico. Chi voleva spaccargli le braccia, chi li chiamava topi, chi li mandava a fare in culo colpendoli come potevano con manganelli sulle mani, le ginocchia, umiliandoli e umiliandole mentre la politica metteva in scena la solita commedia degli equivoci di distinguo, proclami, retorica per contendersi quanto più di quella fetta di opinione pubblica stordita dalla crisi permanente e universale che ci ha incattivito quasi tutti.”
Da qua.

Un algerino si è suicidato buttandosi dal tetto. Qualcuno in strada applaudiva. La realtà imita i social. Le bestie si fanno di carne. I mai morti si aggirano tra noi. Sui social una donna scriveva di essere felice per quel suicidio. Nel post precedente condivideva un video sulle apparizioni della Madonna. Non c’era alcuno scarto nella sua percezione. I poliziotti manganellano chi ha combattuto una dittatura e ha attraversato il mare. Noi non li vediamo, vediamo solo le carezze.
Marco Revelli.

FB_IMG_1503819650488Bisogna fare un bel respiro e prenderne atto. Questo agosto ha sancito la rottura definitiva di ogni argine umano e morale che ancora resisteva timidamente nel corpo della società e delle sue istituzioni. Nel Belpaese c’è un intero gregge, molto copioso, che raglia a reti unificate e che marcia ghignoso verso un’unica direzione: il fascismo.

Il recente sgombero di via Curtatone, con tanto di idranti in piena crisi idrica, così come gli sgomberi di Bologna, di Crash e Labàs, dell’8 agosto definiscono perfettamente l’agenda politica prossima ventura.

Da un lato si sdoganano i fascisti come mai accaduto prima d’ora (se sei fascista ti forniscono pure la scorta per andare in chiesa a intimidire il parroco) dall’altro si sgomberano centri sociali e luoghi di ordinaria resistenza e solidarietà. A pensar male sembrerebbe quasi un piano politicamente ben architettato per eliminare tutti i livelli di partecipazione democratica ancora esistenti, relegando infine a pochi comitati elettorali nonché alla propaganda fascista e razzista l’unico spazio di manovra consentito.

Certamente   può risultare vantaggioso far manganellare senza ritegno i richiedenti asilo dopo che questi sono stati trasformati nella sputacchiera sulla quale proiettare tutte le frustrazioni causate dai problemi reali del Paese, si strizza l’occhio all’uomo qualunque e alla suburra digitale di Facebook ma può veramente (come suggerisce questo video) un Paese ragionare come un bar, vivere sulle chiacchiere da bar?

 

 

Se si può è perché è comodo, facile. Avere un nemico a portata di mano, facilmente battibile, ai limiti dell’inermia, a tiro di idrante e manganello. Donne e bambini in maggioranza. L’avversario perfetto. Agevole, come sparere sulla Croce Rossa (non a caso prima ci si è occupati di Ong e il nemico principe era rappresentato da Médecins Sans Frontières!). Si sta facendo compagna elettorale sugli sgomberi e sulle spalle della povera gente come se niente fosse. Una campagna elettorale tramutata nell’infamia di una campagna bellica contro gli ultimi che avanza suon di fanfara e al grido “Legalità!” che diventano il muro su quale infrangere ogni discorso. Che cazzo significhi poi “ripristinare la legalità” in un contesto nel quale persino l’aria che si respira è illegale verrebbe proprio da chiederselo. È già successo, si nutre una bestia che prima o poi finirà per divorare anche coloro che l’hanno scatenata. Il Partito della Nazione che si dissolve in una vecchia biografia.

“Gli italiani sono l’unico popolo, credo, che abbiano, alla base della loro storia, o della loro leggenda, un fratricidio. Ed è solo col parricidio, con l’uccisione del vecchio, che si inizia una rivoluzione.”
Umberto Saba

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IMG_20170827_131239Questa violenza feroce non si accanisce solo sui migranti ma sui poveri in genere, perché il potere – a differenza dei poveri cristi che umilia e perseguita – non è razzista: è classista. Agli sceicchi arabi le istituzioni destinano lo scudo, ai profughi eritrei il manganello, a chi costruisce ville abusive lo scudo e ai senza tetto che occupano uno stabile abbandonato il manganello. […] “diritto inviolabile all’abitazione” viene invocato per il miliardario che non paga tasse sulla prima casa e calpestato per l’esule del quale le istituzioni dovrebbero farsi carico: violato per l’esule sotto protezione come per il cassaintegrato sotto sfratto, per il precario che vive con i genitori perché senza un contratto stabile la banca non concede il mutuo e via elencando le miserie dei miseri che si accaniscono gli uni contro gli altri invece di coalizzarsi per ribellarsi a chi li riduce in miseria. La violenza andata in scena a Roma – e nel resto del Paese – è questa. La sistematica difesa del privilegio, il pervicace oltraggio del diritto. (Da qua)

I fascisti utilizzano la miseria per perpetuare la miseria, e l’uomo contro l’uomo scriveva Calvino. Ma il fascismo non può attecchire senza il sostegno degli apparati di potere e, oggi, è la pressoché totalità delle forze politiche parlamentari ad averne sdoganato argomenti, armamentario e linguaggi, creandovi attorno un’aura di legittimità impensabile solo fino a pochi anni fa. Sovrapposizioni comprese.

FB_IMG_1503814841746“Ora che le squadre in campo non siano esattamente quelle che vorrebbero vendervi nei talk show o sui telegiornali dovrebbe risultare chiaro anche ai più duri di comprendonio. Se, ogni volta che ti muovi, ricevi il plauso dei fascisti qualche cosa che non torna dovrà pur esserci.” Si scriveva già in marzo quando il protagonismo del neo Ministro degli Interni non era ancora così spiccato. A cinque mesi da allora si può dunque tracciare, non già un primo bilancio, che risulterebbe inutile e pretestuoso, ma un profilo di alcune prime caratteristiche che stanno emergendo dall’azione di questo governo. Un governo pericoloso, a nostro avviso, che nel 2018 vedrà scadere tutti i vertici degli apparati di sicurezza e di ordine pubblico, dal capo della Polizia Franco Gabrielli a questi altri, tutti assieme, in un risiko senza precedenti come scrive l’Espresso: il capo del Dis Alessandro Pansa, il numero uno dell’Aisi Mario Parente e dell’Aise Alberto Manenti, i vertici della Guardia di Finanza Giorgio Toschi, della Marina Valter Girardelli, dell’Aeronautica Enzo Vecciarelli, oltre al capo di Stato maggiore della Difesa generale Claudio Graziano e dell’Esercito Danilo Errico. Brividi!

Investimento sulla paura e Propaganda con la P maiuscola.

Nulla di nuovo. La prima è forse l’arma del potere più antica ed efficace mentre con la seconda occorre fare sempre di più i conti almeno dall’invenzione dei mezzi di comunicazione di massa. Le due cose possono avanzare di pari passo ed intrecciarsi amorevolmente. In Italia questo succede particolarmente.

Se c’è un investimento di capitale certamente redditizio in politica questo è la paura. Non a caso è facile trovare sulla carta stampata l’accoppiamento tra la gelida faccia di Minniti e questo lemma con la parolina magica “sicurezza” che le segue a ruota. Occorrerebbe riflettere a lungo sulla nozione di “sicurezza” che, ad oggi, sta sostituendo ogni altro concetto politico. Sulle sue “origini” e sulle sue conseguenze che, ricordiamolo, non prevedono già più uno Stato di Diritto.

 

No, non si sta tracciando una correlazione forte tra questo Governo e la tematica “sicurezza” sui media certo è che, alla lunga, ad inquinare le falde dalle quali ci si abbevera, anche mediaticamente, può portare a qualche effetto grave. Questo è il contesto, l’ambiente nel quale ci si muove. La propaganda che serve al Governo è un’altra, è mirata, precisa, a tratti particolarmente oscura, serra le fila a un’azione di governo senza la quale sarebbe molto più problematico inoltrarsi nel cuore della società.

IMG_20170829_183645 (1)Quando sgomberi con operazioni di cleaning – come affermato dal prefetto Paola Basilone noncurante della somiglianza dell’affermazione con pulizia etnica – e riesci a suscitare l’indignazione persino dell’Unicef e di Amnesty International per come sono stati portati via i bambini sui pullman della polizia, allora qualche piccolo sussidio per ripulire la propria immagine non è soltanto auspicabile ma necessaria. Quando la tua campagna anti-Ong attira le critiche di un organizzazione come l’ONU allora forse è arrivato il momento di alzare il volume alla propaganda. Quando un candidato al Premio Nobel per la Pace ti dice chiaramente che le tue politiche mirano solamente a delle morti silenziose e che gli accordi intrapresi costituiscono una regressione sul piano civile, morale ed etico allora forse non hai altre soluzioni.

C’è una feroce maestria nell’opera di Minniti, bisogna ammetterlo, perché non è facile galleggiare sul ciglio dell’onda mentre si alza esponenzialmente la soglia dell’infamia, del tollerabile, del consentito.

Parola d’ordine: normalizzazione. GabanelliOccorre che qualcuno ti faccia apparire come normale ciò che non lo è, che ti disorienti o che trovi qualche figurina del palinsesto che pensi al posto tuo e che ti tolga quei pochi dubbi che ancora ti poni o che il ritmo del lavoro ti concede. (Dell’ultimo caso lasciamo un’immagine qua a lato per sintetizzare.)

Sul disorientare spendiamo qualche parolina in più anche perché nel Paese in cui Forza Nuova veglia sulla dottrina cattolica ed è scortata in chiesa direttamente dalla celere qualche segnale normalizzante bisogna pur batterlo ogni tanto. Sia mai che più di qualcheduno si svegli e cominci a capire a che gioco si sta giocando realmente. L’esempio più calzante, in questo senso, è rappresentato dalle dichiarazioni del “sincero democratico” capo della Polizia Franco Gabrielli sul G8 di Genova. Ve le ricordate? Che lui al posto di De Gennaro si sarebbe dimesso, che fu una catastrofe che la polizia italiana è sana ecc. ecc. Dopo 16 anni, qualche condanna in Cassazione e dalla Corte di Strasburgo ammettere qualcosina può essere giusto considerato un atto di imperioso coraggioso come non hanno mancato di sottolinearci i grandi maestri dell’informazione di casa nostra. In quelle stesse ore, a Padova, la polizia sana di Gabrielli caricava in questo modo gli antifascisti scesi in piazza contro FN. Ma a chi importa?

Minniti adotta la stessa strategia. Piglio deciso, manganello oltre l’ostacolo e intervista a la Repubblica giusto per riallineare un po’ l’equilibrio percepito, tanto di lacchè che lo assecondano, di baciapile o di semplici arrivisti è pieno il Paese.

A volte però all’impeto decisionista cade qualcosa dalle tasche e nella furiosa corsa verso l’autoritarismo più estremo può capitare di pestare una merda talmente grande il cui tanfo non consente più quel regolare tran tran di paure indotte e falsi bersagli tanto cari all’establishment al potere. Per correre ai ripari dunque occorre mostrare il volto buono, quello dialogante. Quello che non esiste.

È già la seconda volta che capita. Marco Minniti il ferreo Ministro degli Interni, quello di sinistra, quello che ha a cuore la tenuta democratica del Paese (trucchetto spassionato: quando una cosa si è costretti a ripeterla continuamente è proprio in virtù della sua assenza, sono di sinistra ma, sincero democratico…) costretto a fare marcia indietro. La prima è stata fatta sul cossidetto codice da far firmare alle Ong, la seconda pochi giorni fa col parziale dietro front dopo gli sgomberi a Roma di Piazza Indipendenza. Tranquilli, la sua linea passa in ogni modo – è passata sulle Ong passerà anche sugli sgomberi che continueranno a spron battuto – e certe affermazioni sono da catalogare più come riposizionamenti che come veri e propri passi indietro.

Minniti il clemente, il misericordioso! 

Se vi capitasse di leggere Scalfari, che ha appena trovato un nuovo interlocutore da celebrare, non trovereste parole molto diverse: perché Minniti è abituato ad accollarsi il bene pubblico al di là di quanto gli spetta.

Minniti il clemente, il misericordioso! Minniti al-Rahmāni al-Rahīmi!

IMG_20170827_131013Tuttavia anche certi diversivi non possono risultare sufficienti data la cifra dell’azione di governo minnitiana e la propaganda, in alcuni casi, deve proprio giocare sporco ai limiti della delazione. Esagerazione? Non proprio se si osserva la più grossa campagna di screditamento delle Ong appena andata in scena, sporcizie comprese. Il trucco è semplice, si getta fango tentando di lordare qualsiasi cosa il più possibile per far sì che rimanga una sola sensazione, nell’immenso calderone mediatico dove la confusione regna sovrana, il sospetto. Esso agirà autonomamente portando le persone a diffidare non già del potere ma del bersaglio scelto da quest’ultimo. – Se non hai fatto nulla di male non hai nulla da nascondere e non hai nulla da temere dalla polizia. – I tipici ragionamenti che, tirati per la giacca, allungati fino in fondo, giustificherebbero perquisizioni senza mandato nel pieno della notte o il capovolgimento dell’onere della prova su chi è costretto a difendersi.

Sullo sgombero di Piazza Indipendenza si è accesa la stessa macchina del fango. Degna di un vero e proprio regime, aggiungiamo noi, e no, non stiamo parlando della foto della carezza o della bufala del Senatore Esposito sulle registrazioni della polizia ma di un’informazione che agisce da delatore, che continua l’operazione di cleaning con altri mezzi. Sembra la propaganda di un paese in guerra i cui nemici sono i poveri.

Confondere volutamente una colletta con un affitto….

 

 

E dimenticarsi completamente qualsiasi domanda circa lo stabile sgomberato oggetto addirittura di un’audizione parlamentare della “Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale”. Che i proprietari dello stabile Idea Fimit Sgr. probabilmente affitteranno allo Stato locali per l’accoglienza dei migranti non sembra essere notizia di alcuna rilevanza per il prode giornalismo italico.

“Una delle più importanti Sgr (società di gestione del risparmio) immobiliari italiane che vuole cacciare centinaia di richiedenti asilo da uno stabile di sua proprietà nel centro di Roma; una Sgr (la stessa) che vuole accogliere quanti più migranti possibile in un complesso di sua proprietà fuori Roma; una società di gestione immobiliare che affitta un palazzo occupato da anni. E ancora: un ex generale dei carabinieri (vicino a Luigi Bisignani) già condannato per un appalto pilotato, che viene incaricato di risolvere la questione grazie ai suoi agganci; un perito che stima palazzi in maniera assai generosa, facendoli acquistare alla Sgr a prezzi fuori mercato. A completare il tutto, una truffa organizzata da un parlamentare Pdl molto amico di Denis Verdini. Non stiamo tratteggiando un romanzo giallo, ma soltanto il profilo di alcuni dei protagonisti che si sono mossi sullo sfondo dello sgombero del palazzo di via Curtatone a Roma.” (Da qua)

La merda più completa.

Previsioni del tempo per l’autunno: spegnete la tivvù e gettate i giornali. Saranno tossici a livelli difficilmente sopportabili e, se potete, informatevi sui media indipendenti almeno prima che li chiudano come capitato in Germania, al più importante sito della sinistra radicale tedesca: indymedia.linksunten.

Fascism is here.